Possiamo acquistare a favore delle anime del Purgatorio
l'indulgenza plenaria (una sola volta) dal
mezzogiorno del 1° novembre fino a tutto a tutto il
giorno successivo vistando una chiesa e
recitando il Credo e il Padre Nostro. Sono inoltre da
adempiere queste tre condizioni:
*confessione sacramentale Questa condizione
può essere adempiuta parecchi giorni prima o dopo.
Con una confessione si possono acquistare più indulgenze
plenarie, purché permanga in noi l'esclusione di qualsiasi
affetto al peccato, anche veniale.
*comunione eucaristica
*preghiera secondo le intenzioni del Sommo
Pontefice recitando Padre Nostro e Ave Maria
La stessa facoltà alle medesime condizioni è concessa nei
giorni dal 1° all' 8 novembre al fedele che
devotamente visita il cimitero e anche
soltanto mentalmente prega per i fedeli defunti
Il
valore delle Indulgenze
La
ricorrenza della Commemorazione dei Fedeli Defunti, suscita
in tutti noi il ricordo di chi ci ha lasciato e il desiderio
di rinnovare nella preghiera quegli affetti che con i nostri
cari ci hanno tenuto uniti durante la loro vita terrena. E'
ciò che esprimiamo con il termine suffragio, parola che
deriva dal verbo latino suffragari che significa:
soccorrere, sostenere aiutare. In vari modi la Chiesa ci
insegna che possiamo suffragare le anime dei nostri cari
defunti: con la celebrazione di Sante Messe, con i meriti
che acquistiamo compiendo le opere di carità, con
l'applicazione delle indulgenze. In particolare su questa
pratica, ultimamente un po' trascurata, vogliamo soffermare
il nostro pensiero.
Che
cosa sono le indulgenze.
Leggiamo dal catechismo la definizione.
L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena
temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che
il fedele debitamente disposto, e a determinate condizioni,
acquista per intervento della Chiesa la quale, come ministra
della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il
tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.
Al di là del linguaggio, sempre piuttosto
tecnico nelle formulazioni ufficiali, cerchiamo di tradurre
il tutto in termini più semplici. La teologia cattolica
insegna che ogni nostro peccato ha una duplice conseguenza
genera una colpa e comporta una
pena.
Mentre la colpa, che possiamo concepire come
la rottura o il deturpamento dell'amicizia con Dio, è
rimessa dall'assoluzione sacramentale nella confessione,
(attraverso la quale Dio cancella l'offesa ricevuta), la
pena permane anche oltre l'assoluzione. Allontaniamo da noi
ogni pensiero che si tratti di una castigo che Dio infligge,
analogamente a quanto avviene nel codice penale per i reati
commessi contro la legge degli uomini.
La pena di cui parliamo è una conseguenza che deriva dalla
natura stessa del peccato, che oltre ad essere offesa a Dio
è anche contaminazione e corruzione dell'uomo. I nostri
peccati infatti rendono sempre più faticoso ricostruire
l'amicizia con Dio e superare quella inevitabile
inclinazione al male che permane anche dopo la remissione
sacramentale, come conseguenza del peccato stesso.
Semplificando, pensiamo ad una ferita: anche dopo che ha
smesso di sanguinare continua a darci dolore, ed è un punto
debole: basta un piccolo urto perché riprenda l'emorragia.
Il nostri corpo deve faticare per ricostruire il tessuto
nella sua integrità e solo allora possiamo dirci veramente
guariti. Il peccato è una ferita dell'anima e anche dopo il
nostro pentimento e l'assoluzione sacramentale rimane come
una debolezza, siamo più fragili, più soggetti a ricadere
proprio dove siamo già caduti, rischiamo che quella ferita
non pienamente rimarginata, si riapra proprio nello stesso
punto. Le indulgenze che possiamo acquistare anche per noi
stessi (esempio il perdono d'Assisi o le indulgenze
dell'Anno Santo) sono come un medicamento cicatrizzante, ci
confermano nel proposito di rinnegare il peccato e
sanciscono la nostra volontà di aderire pienamente al
progetto di Dio. Pensiamo ancora cosa avviene quando
l'amicizia tra due viene infranta. Essa si ricostruirà ma
con fatica; anche dopo che l'offesa è stata perdonata,
rimane come una difficoltà nei rapporti, finché con il tempo
e la reciproca buona volontà non si rimuovono completamente
le cause e i ricordi del litigio. Ora noi non possiamo
certamente dubitare della volontà di Dio di riammetterci
alla sua piena comunione, ma dobbiamo dubitare delle nostre
capacità a staccarci completamente dal peccato e da ogni
affetto malsano; è necessario un lungo cammino di
conversione e di purificazione. La pena temporale non è
quindi da concepire come una vendetta di Dio ma come il
tempo necessario a noi per rigenerare la nostra capacità di
amare Dio sopra ogni cosa. Questa pena temporale esige
d'essere compiuta in questa vita come riparazione, o in
Purgatorio come purificazione. Nel cammino terreno il
cristiano dovrà quindi vedere come mezzi di purificazione,
che facilitano il cammino verso la santità: le varie prove e
la sofferenza stessa, l'impegno nelle opere di carità, la
preghiera, le varie pratiche di penitenza e, non ultimo,
l'acquisto delle indulgenze. Ma poiché difficilmente
possiamo presumere che in questa vita riusciremo a giungere
a quella perfezione che ci permetterebbe di essere,
immediatamente dopo il nostro trapasso, ammessi alla piena
comunione con Dio, la Giustizia Divina prevede un tempo di
purificazione anche dopo la nostra morte, in quella
particolare condizione, (tradizionalmente chiamata
Purgatorio), nella quale si troverà la nostra anima al
termine del nostro esilio terreno e in attesa di giungere
alla piena comunione con Dio. Leggiamo ancora nel
Catechismo: "Coloro che muoiono nell'amicizia di Dio, ma
imperfettamente purificati, benché sicuri della propria
salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la morte, ad una
purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per
entrare nella gioia di Dio"
La comunione dei Santi.
E' a questo punto necessario introdurre un
altro elemento importante per la comprensione delle
indulgenze che applichiamo ai nostri defunti. In questo
cammino di perfezione e di purificazione non siamo soli, ma
come i rocciatori impegnati in una scalata siamo legati gli
uni agli altri da un legame invisibile, ma reale, che la
Chiesa chiama Comunione dei Santi. Abbiamo infatti la
consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia dei figli
di Dio e la certezza che quanto ognuno di noi opera o
soffre, in comunione con Cristo e come offerta a Padre,
produce frutti di bene a favore di tutti. Dice il
Catechismo: "Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli
in Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra,
dei defunti che compiono la loro purificazione, dei beati in
cielo; tutti insieme formiamo una sola Chiesa. Noi crediamo
che in questa comunione l'amore misericordioso di Dio e dei
suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere."
In questo contesto possiamo affermare l'importanza delle
preghiere di suffragio e le
indulgenze con le quali soccorriamo i nostri
defunti, abbreviando i tempi della loro purificazione.
Consideriamo quindi un'opera altamente meritoria ricordare
coloro che ci hanno fatto del bene, continuare a sentirci a
loro vicini e solidali nel cammino di purificazione che
stanno compiendo nel Purgatorio. E ancora più meritevole
appare poi la preghiera rivolta a Dio per le anime più
abbandonate e più bisognose delle sua Misericordia, quella
devozione alle Anime Sante del Purgatorio
che purtroppo sopravvive solo nelle persone più anziane. Non
è da ritenersi cosa superata l'applicazione di Messe e
suffragi in favore di chi pure non abbiamo conosciuto
direttamente, quelle preghiere rivolte a Dio per le anime
che attualmente si trovano in uno stato di attesa e di
bisogno; un modo per farsi amici, come direbbe Vangelo, che
"ci accolgano un giorno nelle dimore eterne".
La
preghiera per i defunti
Rispetto
per i morti
Presso tutte le religioni, fin dai tempi più
remoti, è diffuso il rispetto, il culto per i defunti.
Mausolei sono stati costruiti in loro ricordo; le
imbalsamazioni in uso presso certi popoli, le offerte, i
riti sacrificali, dimostrano quanto sia sentito il dovere di
onorare coloro che ci hanno lasciato per una vita oltre la
morte. Per molti è un preciso dovere di gratitudine per il
bene ricevuto, a partire dal dono della vita, ai valori
intellettuali, morali, materiali con cui i nostri cari ci
hanno beneficato durante la vita. Purtroppo sovente questo
nobile sentimento viene espresso in maniera errata, con
ostentazione di potere e ricchezza che non servono
assolutamente al defunto, tanto meno a purificarlo dai
peccati commessi durante la vita. Una tomba di marmo
pregiato, una cassa di legno prezioso, un funerale sfarzoso…
sono il più delle volte spreco inutile di denaro che avrebbe
potuto essere devoluto a opere di grande valore sociale e
caritativo, di cui il defunto avrebbe goduto un grande
beneficio.
Solidarietà con i defunti
La morte non spezza i legami che abbiamo con i defunti. Le
“tre” Chiese: peregrinante, purificante, trionfante,
rimangono strettamente unite come vasi comunicanti: i beni
di una si riversano sulle altre. E’ una verità di fede che
proclamiamo nel simbolo apostolico quando affermiamo: "credo
nella comunione dei santi".
Con queste differenze. Noi che siamo ancora in vita possiamo
con fiducia invocare e ottenere l’aiuto dei beati in cielo,
questi sicuramente intercedono per noi, (particolarmente i
nostri patroni, i parenti, gli amici, le persone che abbiamo
amato). Le anime del Purgatorio invece si trovano in una
condizione per la quale non possono più meritare per sé
stessi; mentre noi abbiamo possibilità di aiutarli, di
lenire le loro sofferenze, abbreviando la loro
purificazione.
Da sempre la Chiesa accompagna i defunti, dopo la morte, con
particolari riti e preghiere. La liturgia
esequiale
onora il corpo del defunto in cui Dio è stato presente
mediante la Grazia dei Sacramenti e spinge lo sguardo
all’ultimo avvenimento della storia, quando Cristo tornerà
glorioso per ridare vita ai corpi e renderli partecipi della
sua gloria.
Il più grande desiderio dell’uomo è vincere la morte, che
trova la risposta certa in Gesù morto e risorto, salito al
cielo per preparare un posto per ciascuno di noi.
Accomiatandosi dai discepoli Gesù ha promesso: "Vado a
prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato
un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché anche voi
siate dove sono io" (Gv 14,2-4). Per questo la liturgia
esequiale è una celebrazione pasquale: un momento in cui i
fedeli, mentre pregano per il defunto, affidandolo alla
misericordia di Dio, ravvivano la propria fede e speranza in
Cristo che tutti attende nel suo regno di amore.
Una delle preghiere recita: "Dio, Padre misericordioso, tu
ci doni la certezza che nei fedeli defunti si compie il
mistero del tuo Figlio, morto e risorto: per questa fede che
noi professiamo, concedi al nostro fratello che si è
addormentato in Cristo, di risvegliarsi con noi nella gioia
della risurrezione".
Come aiutare i nostri defunti
La Chiesa, madre e maestra, ci addita parecchi mezzi per
suffragare le anime dei nostri cari e aiutarle a raggiungere
la pienezza della vita eterna. L’aiuto più efficace è la
S. Messa, la Comunione fatta in suffragio
dei defunti. La celebrazione Eucaristica, rinnovando il
sacrificio di Gesù, è l'atto supremo di adorazione e
riparazione che possiamo offrire a Dio per le anime dei
defunti.
La preghiera: un mezzo sempre efficace, alla portata di
tutti, tanto più efficace quando non chiediamo aiuti e beni
per noi stessi, ma perdono e salvezza per le anime dei
nostri cari. Questa preghiera è tanto gradita a Dio perché
coincide con la sua volontà salvifica: Egli desidera,
attende di incontrarci tutti in Cielo, in quella beatitudine
per la quale ci ha creati.
Oltretutto per molti di noi è un dovere di
gratitudine per il bene ricevuto da parenti e amici
e insieme una garanzia perché le anime, giunte in Paradiso,
pregheranno per noi. Tra le preghiere tanto raccomandate
dalla Madonna, la recita del Rosario, con
l'aggiunta dopo il Gloria, di una invocazione per i defunti:
l'Eterno riposo. Oltre la preghiera possiamo suffragare le
anime con mortificazioni, sacrifici, penitenze, beneficenza
e atti di carità, in riparazione dei peccati commessi mentre
erano in vita.
Le Indulgenze
La Chiesa ci propone per suffragare le anime del Purgatorio
anche la pratica delle "indulgenze". Queste ottengono la
remissione della pena temporale dovuta per i peccati. Ogni
colpa, anche dopo il perdono, lascia come un debito da
riparare per il male commesso. La Chiesa traendo dal suo
tesoro "spirituale", costituito dalle preghiere dei Santi e
dalle opere buone compiute da tutti i fedeli, quanto è da
offrire a Dio perché Egli "condoni" alle anime dei defunti
quella pena che altrimenti essi dovrebbero trascorrere nel
Purgatorio.
L’indulgenza più nota è legata alla commemorazione di tutti
i defunti, il 2 novembre, mediante: visite alle tombe,
celebrazione Eucaristica al cimitero, visita a una Chiesa.
Si può lucrare l’indulgenza plenaria a partire dal
mezzogiorno del 1° novembre a tutto il 2 novembre.
Si può lucrare una sola volta ed è applicabile solo ai
defunti. Visitando una Chiesa, (si reciti almeno un Padre
nostro e il Credo).
A questa si aggiungono le tre solite condizioni Confessione,
Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater,
ave, gloria).
Queste tre condizioni possono essere adempiute anche nei
giorni precedenti o seguenti il 2 novembre. Nei giorni
dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i
defunti può lucrare una volta al giorno l’indulgenza
plenaria, applicabile ai defunti, alle condizioni di cui
sopra. |